Gestione Forestale

Continua la ricerca di esperienze che mirano, attraverso diverse forme contrattuali, al rilancio della gestione forestale in aree boscate un tempo abbandonate. In Piemonte, un accordo tra impresa boschiva, tecnico e proprietario permetterà di gestire attivamente un complesso forestale in cambio di un aumento del valore della proprietà.

Preso da
S h e rw o o d n.189 Dicembre 2012 – Gennaio 2013

Sullo spazio ForestAzione pubblicato nel numero 183 di Sherwood abbiamo presentato l’esperienza di un Comune ligure che ha ceduto temporaneamente in concessione gra- tuita la gestione delle proprie foreste ad un’impresa locale, in cambio di servizi di pubblica utilità. Analogamente, in Piemonte, un’esperienza simile è stata proposta in un con- testo privato: in questo caso la “moneta di scambio” è un miglioramento fondiario complessivo della proprietà.

Contesto

L’area in questione è la proprietà Borromeo, che si trova in Piemonte, nel territorio del Mottarone, un massiccio collinare-montuoso a cavallo tra il Lago d’Orta e il Lago Maggiore. Si tratta di una proprietà privata di 540 ha com- plessivi: 444,4 ettari di bosco e 95,6 ha di altre coperture del suolo. L’area, in passato costituita prevalentemente da prati e pascoli, ha subito negli ultimi 50 anni la colonizza- zione quasi completa da parte della vegetazione a causa dell’abbandono colturale. Buona parte è stata rimboschita artificialmente negli scorsi decenni, ma poi non gestita, se non parzialmente e in modo discontinuo attraverso alcune occasionali misure di finanziamento pubblico.

La foresta

La categoria forestale maggiormente rappresentata e di più elevata priorità selvicolturale è quella dei rimboschimenti (156,5 ha; 36% della proprietà). Queste cenosi antropogene, diffuse in modo discontinuo su quasi tutta la superficie dell’area in esame, sono costituite in prevalenza da abete rosso e, secondariamente, da altre resinose (larice, abete bianco e pino strobo). Sono presenti anche rimboschi-

menti con latifoglie, sia di acero montano che di faggio. Altre categorie interessanti ai fini selvicolturali sono quella degli acero-frassineti di invasione (la più diffusa: 180,7 ha; 40% della proprietà) e delle boscaglie (92,8 ha; 20% della proprietà). Le faggete (15,4 ha; 4% della proprietà) sono la categoria meno presente dell’intera superficie, pur rappresentando la vegetazione potenziale dei versanti settentrionali di questa zona. L’area si presenta ricca di viabilità, testimonianza anch’essa della gestione passata: circa 12 km di piste forestali.

Storia

Come già sottolineato, la proprietà Borromeo è stata storica- mente caratterizzata dalla presenza di prati-pascoli gestiti a scopo zootecnico. Dall’inizio del secolo scorso fino al 1940 sono stati realizzati i primi rimboschimenti, su circa 100 ha. Nel 1950 oltre la metà dell’area era ancora caratterizzata da superfici libere da vegetazione, che sono state in parte successivamente rimboschite, fino al 1970, e in parte sono andate incontro all’invasione naturale della vegetazione, in particolare degli aceri-frassineti, a causa del completo abbandono delle attività pastorali. Negli anni ’90, dopo un lungo periodo di totale assenza gestionale, sono stati effettuati alcuni interventi colturali al patrimonio boschivo utilizzando i finanziamenti previsti dal Reg. CEE 2080/92, con tagli di diradamento in perticaie artificiali, spalcature e tagli colturali di formazioni miste su poche decine di ettari, interventi che ad alcuni anni di distanza si sono dimostrati poco utili. Per il resto l’area ha visto, fino a due anni fa, una mancanza pressoché totale di interventi e di pianificazione degli stessi. Poi il proprietario ha deciso di “fare qualcosa”, grazie al contatto avuto con una ditta boschi- va locale: da qui l’idea di concedere l’area in gestione, di dotare la proprietà di un piano di assestamento e di investire, senza spese ma nemmeno senza un ricavo immediato, su un miglioramento fondiario complessivo.

Attori e azioni

Il tecnico forestale, marco carnisio, e l’impresa boschiva, la CIGA – società agricola semplice di giuseppe Lunghi (www.cigaway.it), hanno raggiunto l’accordo con il proprietario dopo lunghe trattative, data la difficoltà di dare un valore ai miglioramenti fondiari previsti dalla convenzione. Si tratta innanzitutto di un ripristino complessivo dei 12 km di via- bilità di servizio alla proprietà, totalmente abbandonati, invasi dalla vegetazione e con problemi strutturali. Oltre a questo, sono previsti interventi non sempre a macchiatico positivo, come diradamenti, ripuliture e sfolli, che permetteranno in futuro alla proprietà di avere aree forestali con buona struttura e maggiori accrescimenti, dove ricavare assor- timenti interessanti e di più alto valore com- merciale. La proprietà Borromeo ha dimostrato con lungimiranza di non voler monetizzare da subito, ma di avere l’interesse rivolto al futuro, concedendo così alla ditta di poter gestire in modo gratuito l’intera area, sotto il controllo del tecnico forestale. La ditta in questo modo, senza dover pagare un affitto, attraverso il taglio dei lotti maturi si garantisce il margine per poter realizzare tutti gli altri interventi necessari ma a macchiatico negativo e di migliorare nel tempo la viabilità. Il proprieta- rio, al termine della concessione, si ritroverà una proprietà assestata e gestita, con viabilità efficiente e con superfici forestali funzionali. La convenzione di concessione gratuita in cambio di miglioramenti fondiari è per il momento triennale. Si tratta di un periodo di prova, doveroso da entrambe le parti, che dovrebbe portare ad una concessione quindi- cennale, corrispondente alla durata del piano di assestamento (Piano Forestale Aziendale). La concessione è basata su un piano triennale degli interventi, stralcio del PFA e sottoscritto da entrambe le parti, che ha un equilibrio tra spese (manutenzioni) e ricavi per l’impresa.

Il tecnico forestale è compensato per i propri lavori da entrambe le parti: la proprietà si è fatta carico della redazione del piano di gestione, mentre la ditta boschiva di tutte le spese per la progettazione, la martellata e per le pratiche autorizzative.

Situazione attuale

Ad oggi, dopo due anni di convenzione, è stato realizzato il Piano Forestale Aziendale (in fase di approvazione) e sono stati innanzitutto riaperti e resi percorribili tutti i 12 km di viabilità. Si tratta di piste camionabili e trattorabili, tra cui l’adattamento ai fini forestali di una vecchia ferrovia che conduceva in vetta al Mottarone. La ditta ha poi realizzato due lotti su faggete (6,5 ha in bosco puro di faggio e 3,5 ha in particella con faggio misto ad abete rosso e bianco) e altri due su rimboschimenti maturi di abete rosso (3 ha, alcuni utilizzati nell’ambito di corsi di formazione regionali). Sono state inoltre realizzate alcune fasce di diradamento lungo le piste, soprattutto nelle aree carat- terizzate da boschi di invasione. Nei prossimi anni continueranno gli interventi sulla viabi- lità, lavorando sugli aspetti di sistemazione strutturale più onerosi, e verranno realizzati interventi anche nelle superfici meno interes- santi dal punto di vista commerciale. Queste aree potranno vedere uno sbocco interessante del materiale nell’ambito della produzione di biomasse legnose per energia. L’aspetto legato al settore legno-energia è oggi fondamentale per queste tipologie di boschi ed è stato, da parte della ditta, uno dei “motori” che ha reso possibile l’iniziativa nell’attuale contesto socio-economico.

La filosofia selvicolturale del piano di gestione, da attuare negli anni, è la rinaturalizzazione dei popolamenti e una loro destrutturazione, dato che al momento sono presenti tre cate- gorie sostanzialmente coetanee.

Dato l’interesse dell’iniziativa nella proprietà sono e saranno realizzati anche dei corsi di formazione promossi dalla Regione Piemonte con i fondi PSR (Misura 111.2).

Replicabilità

Secondo marco carnisio, il tecnico che ha rea- lizzato il piano di gestione e che lavora come garante tra le parti, il sistema funziona molto bene ed entrambi gli attori sono soddisfatti. La difficoltà di replicare questo modello sta nel trovare un proprietario lungimirante con l’interesse di lungo periodo a gestire e non esclusivamente a monetizzare, una superficie accorpata sufficientemente estesa (ma sap- piamo come ne esistano tante non gestite in tutta Italia), e un’impresa con orizzonte organizzativo e di intervento medio-lungo. Una convenzione di questo tipo và ovviamente adattata ai singoli contesti territoriali, ma nel caso di una proprietà forestale abbandonata,

con la presenza di boschi attualmente di non grande valore e con la necessità di interventi urgenti e non sempre a macchiatico positivo, può rappresentare un’ottima soluzione.

Riflessioni

Come altre esperienze descritte su ForestAzione hanno dimostrato, la possibilità di cedere in con- cessione una superficie forestale ad un’impresa boschiva è un’opportunità molto interessante per entrambe le parti e garantisce una gestione più attenta, attiva e continuativa della foresta, situazione rara in Italia ma sempre più auspica- bile in futuro per una serie di motivi (produzioni rinnovabili, opportunità di lavoro, lotta al disse- sto). Non solo in una situazione come quella in esame, dove la difficoltà sta nell’equilibrare l’entità economica dei miglioramenti fondiari per il proprietario e dei ricavi per l’impresa, ma anche in tutte le altre, la presenza del tecnico forestale appare fondamentale e può fare la differenza. Proprio per questo occorrerebbe accrescere la capacità dei tecnici di proporsi e saper gestire tutti gli aspetti di queste convenzioni, rimanendo super partes e fornendo una consulenza duplice, che sappia soddisfare entrambi gli attori. L’Università, il mondo della ricerca e della formazione professionale dovrebbero investire su questa figura di “tecnico-garante-gestore”, che in futuro potrebbe prendere sempre più spazio, sia nell’ambito pubblico che in quello privato.